L’obiettivo e la scommessa più ardua della riabilitazione logopedica, secondo la nostra pratica, è quello di aiutare il bambino a “entrare nella parola”.
La terapia logopedica prevede esercizi di tipo cognitivo-linguistico-prassico che costituiscono le basi, in termini evolutivi, dello sviluppo di tutte le funzioni.
La specificità dell’intervento logopedico nella nostra pratica sta nell’aver messo a punto un percorso che, seguendo la logica del metodo Cognitivo-Oralista (De Filippis), ha perfezionato un trattamento mirato alla costruzione del linguaggio verbale nel bambino udente con una difficoltà importante, a volte una vera e propria impossibilità di accesso allo sviluppo linguistico. Ci siamo chiesti, indipendentemente dal quadro clinico di tipo pervasivo o autistico, quali elementi di tipo funzionale limitassero così gravemente questo accesso. Abbiamo, allora, preso in considerazione due elementi strutturali possibili di questa difficoltà: uno in entrata (disgnosia uditivo-verbale) ed uno in uscita (disprassia verbale). Al fine di aiutare il bambino a bypassare la difficoltà strutturale in entrata e/o in uscita utilizziamo dei supporti visivi, in particolare le posizioni articolatorie figurate (reintrodotte nella pratica della riabilitazione logopedica dal Metodo delle Sillabe Scritte di Mazzacurati –Rinaldi). Il bambino mostra vari segnali di accesso alla possibilità di costruire il linguaggio; il primo e più importante è sicuramente il piacere di imitare le posizioni articolatorie e poi le sillabe, successivamente ripetere e produrre suoni onomatopeici. Così il bambino incomincia a diventare l’attore di un percorso che, se pur faticoso, lo porterà a sviluppare e ad abitare una certa forma di comunicazione linguistica. Una volta aperto l’accesso, si procede con il percorso che si rifà ai dettami del metodo Oralista – Cognitivo De Filippis, impostato in termini evolutivi ed individualizzato per ogni caso. Seguiranno, quindi, imitazione e comprensione di gesti simbolici e di azioni attraverso l’esecuzione di ordini prima semplici e poi complessi; stimolazione e acquisizione dei concetti topologici e logico-matematici; introduzione precoce della lettura, sollecitazione di abilità in grado di chiarire, facilitare e fissare l’acquisizione dell’aspetto fonetico-fonologico e di sostenere il bambino nell’apprendimento della struttura della frase; arricchimento lessicale in input e in output; stimolazione della denotazione semantica; approfondimento di argomenti (stagioni, utilità degli animali, mestieri…); costruzione del livello morfologico, sintattico, narrativo e pragmatico.
Sappiamo già che non tutti i bambini, con disturbo dello spettro autistico e/o con gravi forme di disprassia verbale arrivano ad un eloquio spontaneo ma, tuttavia, tutti devono avere la possibilità di accedere ad un linguaggio verbale, seppure non completo, di tipo intenzionale che permetta loro di comunicare le esigenze concrete ed emotive più basilari.
Nella nostra pratica clinica molti bambini, che hanno seguito con noi un iter sufficientemente lungo, sono pervenuti all’eloquio spontaneo; non abbiamo nessun bambino autistico che sia rimasto mutacico, non raggiungendo una forma minima, ma efficace, di comunicazione verbale.